martedì 3 maggio 2016

Tappa 15: Sully - Gien

 

Parto a malincuore da Sully sia perché lascio questo ambiente così sereno e vissuto e sia perché sta piovendo. Comunque il Cammino continua. Passo davanti al castello e riprendo a destra il percorso di ieri. Oggi sono preparato sull’argomento: si chiama “la Loire à Vélo” (pronuncia “la luar a veló”). Si tratta di un itinerario di 800 km messo in sicurezza con stradina asfaltata ed in alcuni tratti in sterrato perfettamente tenuto. Si attraversano 2 regioni e 6 dipartimenti. Sono stati convenzionati 20 riparatori di biciclette e 300 punti di accoglienza per bikers. 280 km sono stati dichiarati Patrimonio Mondiale dell'UNESCO. Quando scrivo queste cose immancabilmente la rabbia mi assale. In un territorio bello come il nostro stiamo, a 7 anni dal primo convegno sulla Via Francigena, nelle condizioni di avere AMMINISTRATORI pubblici che non sanno cosa vuole dire CAMMINO e pensano che ideare e finanziare un percorsetto da un paesino ad un altro possa creare economia.

Lasciamola qui questa punzecchiata, ma prometto che la riprendo. La devo riprendere nel capitolo dedicato alle motivazioni che mi hanno spinto ad intraprendere questo progetto.

La stradina della larghezza di circa 4 metri è ben asfaltata e costeggia la Loira. Io sto marciando nel senso opposto al suo flusso. Sul bordo dell’asfalto comincia la vegetazione per cui il camminatore non è previsto. Non è un problema di poco conto perché camminare sull’asfalto è tremendo. Anticipo che nei 28 km di oggi ne ho fatti 23 sull’asfalto. In pratica ogni passo provoca un microtrauma alle articolazioni basse in quanto non c'è assorbimento dell’urto da parte del terreno, come invece avviene sullo sterrato, e questo, a lungo andare, porta ad infiammazioni tendinee o muscolari. Per ora non ho problemi di sorta ma non potrò camminare sempre in queste condizioni.

Il cammino giornaliero comincia quindi con la pioggia. Non si ferma un istante, è martellante, sottile. Non c'è vento. Ad ogni ansa del fiume verrebbe voglia di scattare una foto ma ho spento il cellulare: ad un tratto la sua vocina mi ha annunciato l’arrivo di una chiamata video da parte di Antonello. Ma quando mai!

Dagli alberi che sono lungo l’argine si levano in volo grandi uccelli che protestano al mio passaggio con versi che a volte sembrano umani. Per rompere la monotonia qualche volta rispondo in lingua, anzi in versi.

Non sono solo sull’asfalto. Grandi chiocciole strisciano faticosamente portandosi il loro zaino sul “corpo”. Ci somigliamo!

Ecco perché qualche volta ho sentito la parola “escargó” al mio passaggio! Con il poncho che mi copre tutto e mi provoca questa gobba sulla schiena, sono un escargot umano! Beh, non suona proprio bene però e mi dispiace per le chiocciole.
Cammino pensando a mille cose continuamente diverse, è come iniziare una lettera e poi accantonarla per iniziarne un’altra. Ma senza distruggere la precedente, la riprenderò in un altro momento.

Passano così i chilometri e giungo in un paesino con bar. Non ho visto il nome. Bevo un’aranciata. Entra un abitante del luogo. Mi saluta, mi stringe la mano e si mette a parlare animatamente col proprietario/barista in una lingua che credo sia dialetto locale perché non riesco a captare neanche una parola. Normalmente si riesce a capire il senso del discorso con delle parole chiave che si conoscono, ma con questi due mi trovo nella stessa situazione degli uccellacci lungo il percorso. Entra un altro avventore che saluta e mi stringe la mano. Deve essere una usanza del posto, penso. È passata mezz’ora, mi riallaccio che scarpe di cui nel frattempo avevo allentato i lacci, indosso lo zaino e, al momento di fare la stessa cosa col poncho vengo aiutato dall’ultimo arrivato che mi dice: «escargó». Sorrido, saluto e mi avvio per gli ultimi 8 km. Pensavo molti di più, almeno una  dozzina. Probabilmente sono andato piacevolmente veloce. Faccio un po’ di conti e deduco che ho avuto una media di circa 5 km a ora. Un po’ troppo, devo rallentare! Ed ora finalmente finisce l’asfalto ed inizia una carrareccia a cui sembra abbiano passato quel tipo di rastrello/tappetino che passano sui campi da tennis in terra battuta durante i set. La pavimentazione è liscia e piacevole.

Incontro una coppia di ciclisti con carrellini al traino. Grandi saluti al volo, anzi al “véló”. 10 minuti e ne incrocio altri due e poi altri due ancora. Smette finalmente di piovere! Ancora un biker solitario. Si ferma affaticato. Capisco che cercava con se stesso un motivo per fermarsi. È tedesco. Verseggiamo un po’ e capisco che sta facendo il giro della Loira à véló (è chiaro per l'AMMINISTRATORE di prima?). Più avanti vengo sorpassato da due cicliste che evidentemente fanno il giro al contrario rispetto ai precedenti. Arrivo in vista di Gien. È dall’altra parte della Loira. Lo spettacolo é bello.

Decido di fare qui la giornata di riposo. Attraverso il ponte.

Aspetto che riapra l’ufficio del turismo e sono costretto a riattraversare. La zona più economica non è vicino al castello. Prendo la camera la cui finestra da sulla Loira e sopra di questa il castello. Meglio di così?

Dopo le incombenze usuali (lavaggio indumenti e personale, doccia e riposo), riattraverso e osservo il centro storico. Piacevole. Mangiucchio qualcosa e il proprietario del locale, Joffrey Poillera, intuendo che sono italiano mi alletta con un caffè italiano. Gli propongo che se è buono glielo pago doppio. Con la suspense anche di altri avventori che hanno seguito la scena bevo a piccoli sorsi. Gusto. Sorrido e gli pago il caffè al suo prezzo. La cena comunque è stata buona.

I sassolini di oggi, martedì 26 giugno 2012, sono per:
  • Linuccia
  • Francesco
  • Gina
  • Loreta
  • Michele

 



ENGLISH VERSION 


I leave reluctantly Sully both because this environment is so peaceful and old-time-looking and because it is raining. However the Path continues. I pass in front of the castle and I restart from the right yesterday's track. Today I am prepared on the subject: its name is "the Loire à Vélo" (pronunciation "la luar a velò"). It is an itinerary of 800 km put in safety with asphalted street and in some parts with dirt road perfectly well groomed. The itinerary crosses 2 regions and 6 departments. 20 trouble-shooters for bicycles and 300 points of reception have been settled for bikers. 280 km have been declared World Patrimony of the UNESCO. When I inevitably write these things the anger attacks me. In a beautiful territory like ours we have, after 7 years from the first conference about the Francigena Path, public Administrators that don't know what the Path means and that think that to plan and to finance a little path from a village to another can create economy.

Let's leave here this taunt, but I promise that I will reopen it. I have to reopen it in the chapter dedicated to the motivations that pushed me to undertake this project.

The little path, 4 meters large, is well asphalted and it coasts along the Loira. I am walking in the opposite sense of its flow. On the edge of the asphalt the vegetation starts and this reveals that it’s not foreseen that a walker passes on it. It is not a trivial problem because walking on the asphalt is awful. I anticipate that of the 28 km of today I walked for 23km on the asphalt. In practice every footstep provokes a little shock to the low articulations because there’s not absorption of the bump by the ground, as instead it happens on the dirt road, and this, in the long run, causes inflammations of the tendons or muscles. For now I haven’t problems but I cannot walk under these conditions continually.

The daily walk starts therefore with the rain. It doesn't stop an instant, it is hammering, it’s thin. There is no wind. At every bend of the river you would take a photo but I switched off the cellphone: suddenly it informed me about a video-call by Antonello. No way!

From the trees along the bank some birds fly and protest, with verses that sometimes seem human, against my passage. Sometimes I answer in their language to break the monotony, that is producing verses.

I am not alone on the asphalt. Great snails crawl hardly bringing their knapsack on their "body". We are so similar!

That's why I heard sometimes the word "escargot" at my passage! With the poncho that covers me completely and provokes me this hump on my back, I am a human escargot! Well, but it doesn't sound so good and I am sorry for the snails.

I Walk thinking continually about thousand different things, it is as if you begin and then store away a letter to begin another one. But without destroying the preceding one, I will resume it in another moment.

And so the kilometers pass and I arrive in a village with a cafe. I didn’t see the name. I drink an orange juice. An inhabitant of the village enters. He greets me, he shakes my hand and he starts talking vividly with the owner / barman in a language that I think is a local dialect because I don't succeed in understanding a word. Normally you can understand the sense of the speech with some key words that you know, but with these two persons I am in the same situation of the birds along the path. Another customer enters and greets me and shakes my hand. It must be a custom of the place, I think. Half an hour passed, I re-lace up the shoes, that in the meantime I untied, I wear the knapsack and when I’m wearing the poncho a costumer, the last to arrive, helps me telling: "escargot”. I smile, I greet and I start the last 8 km. I thought that they were more, at least a dozen. Probably I walked fast with pleasure. I make some accounts and I deduce that I have had an average of around 5 km/h. It’s too much, I must slow down! And now it ends finally the asphalt and it begins a cart way on which it seems that they used a type of rake, the same type that is used on the hard courts during the sets. The ground is smooth and pleasant.

I meet a couple of cyclists with little undercarriages in tow. Great fast greets. 10 minutes and I meet two other cyclists and then two other again. Finally it stops raining! Still another solitary cyclist. He stops tired. I understand that he was searching for an excuse to stop. He is German. We talk a little and I understand that he’s doing the tour of the Loira à véló (it is clear for the administrator of before?). Up ahead I am surpassed by two cyclists that evidently make the tour at the contrary in comparison to the other cyclists. Now I see Gien afar. It is on the other side of the Loira. The show is beautiful.

I decide to make here the day of rest. I cross the bridge.

I wait that the office of the tourism reopens and I am forced to recross the bridge. The most economic zone is not near the castle. I take the room with a window that overlooks the Loira and above it there’s the castle. Is there anything better?

After the usual duties (washing clothes, making a shower and a rest), I recross the bridge and I observe the historical center. Pleasant. I eat something and the owner of the place, Joffrey Poillera, realizing that I am Italian he gives me an Italian coffee. I propose him that, if it is good, I pay it double. With the suspense of the other customers that followed the scene I drink small sips. I taste. I smile and I pay the coffee at its price. However the supper was good.

Today's pebbles, Tuesday June 26th 2012:
  • Linuccia
  • Francesco
  • Gina
  • Loreta
  • Michele

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