Sono
partito alle 6 da Paray-le-Monial ed ho lasciato la Vélo che forse
ritroverò nel tratto da Cluny a Macon. È una buona giornata con qualche
nuvola, ma non piove. Prendo una statale che è tremenda perché è a unica
carreggiata con due corsie e niente spazio per camminarci. Sono dovuto
stare attentissimo a fermarmi addirittura quando passava una serie di
camion perché lo spostamento d’aria era forte. Il paesaggio piuttosto
anonimo. A una decina di chilometri da Suin ho chiesto ad un tizio del
luogo se a Suin ci fosse un hotel. Alla risposta negativa sono andato in
leggera crisi. Dove dormo? Sono a pezzi e non me la sento di dormire
ancora all’addiaccio con tutti i sacrifici che comporta. Sono stanco e
giù di corda. I piedi vanno bene, la coscia sinistra mi fa ancora
soffrire molto ma ho notato che dopo i 15 km le fitte e il senso di
bruciore sulla pelle diminuiscono. Comincia ad esserci un po’ di
dislivello ed è netta la differenza con il tratto della Loira. C’è
qualche torrentello, il verde è sempre il colore dominante ma manca
qualcosa. Forse manca il percorso “a Vélo” che mi lasciava tranquillo a
guardarmi intorno senza il pericolo del traffico, ma forse non ho ancora
capito cosa cambia. I paesini, come era nella Normandia, non hanno un
bar o ristorante. Forse mancano i castelli! Ma c’è dell’altro. La strada
finalmente si biforca e quella che prendo è abbastanza tranquilla. Ma
intorno non c’è nulla da vedere.
Da
un paio di minuti sono osservato da una coppia di poiane che
volteggiano su di me. No, non sono avvoltoi, sono proprio poiane col
caratteristico piumaggio bianco sotto le ali e lanciano versi l’uno in
risposta dell’altro. Mi unisco al discorso ma devono aver frainteso
perché si allontanano. E se provo ad arrivare fino a Cluny? 35 km fino a
Suin (si pronuncia “siuán”) e 25 fino a Cluny sono 60 chilometri in
totale. Proviamo? Casa in costruzione con muratore. Chiedo: «com’è la
strada per Cluny?» Risposta: «tutta così».
E
cammina cammina cominciano gli affanni nelle salite, le frenate coi
bastoncini nelle discese perché le ginocchia sono indolenzite, la fame
camuffata da sete, l’alluce del piede destro che duole e, mentre tutte
queste sensazioni prendono piano piano il sopravvento sulla monotonia,
arrivo ad un insieme di case sparse e una di queste ha una targa di
legno con su disegnato un letto. Senza pensarci due volte prendo il
breve sentierino che gira intorno alla casa e mi porta ad un ingresso
che non voglio raccontarvi perché lo capirete da voi. Mi accoglie una
signora che mi chiede se ho il sacco a pelo. Rispondo di si e mi dice:
«tredici euro». Sono troppo stanco per ragionare. Va bene. Mi dice di
togliermi gli scarponi, apre una porticina che mostra una improbabile
scala che porta al piano superiore. Doccia ampia, cesso cesso e stanzino
con lavabo, piccolo corridoio e prima stanzetta 3 × 3 metri con tre
letti a castello, seconda stanza con due lettini che mi ricordano quelli
che si vedono nei film sulla seconda guerra in cui si utilizza tutto
quello che si trova dopo il bombardamento e una terza stanzetta con un
letto matrimoniale di classica impronta cubista. Decido, ovviamente, di
dormire nel mio sacco a pelo senza pulci estranee. Scendo subito giù e
chiedo un po’ d'acqua. La signora Andrea mi dà una bella caraffa con
acqua e ghiaccio e mi chiede se voglio cenare. Se non ceno lì dove? «Va
bene». E guardo la cucina: 5 o 6 carte moschicide poggiate o appese
piene all’inverosimile di mosche spiaccicate. Distolgo subito lo sguardo
per non disdire la cena. Alle otto. Scendo puntuale e il padrone di
casa mi dice che ha origini italiane. Suo nonno andò in Francia nel ’30 e
lì è nato lui, Luigi Mazzoleni. Non è mai andato in Italia. «Perché?»
Sta tanto bene come sta, mi fa capire. Mi saluta e dalla cucine esce
Sofì. Andrea è dovuta partire, Luigi cena alle 22 e lei, vicina di casa,
si occuperà di tutto. Mi somministra una insalatona ottima e una
frittata con patate. Come dessert un pezzo di torta con le mele che
spero di non sognare perché voglio dormire sereno. Comunque buona cena,
buona compagnia, buona notte.
I sassolini di oggi, venerdì 6 luglio 2012, sono per:
- Francesca
- Antonio
- Cristiano
- Alessandro
- Ugo
NOTE TECNICHE
Tappa:
- Numero: 23
- Giorno: venerdì 6 luglio 2012
- Partenza: Paray-le-Monial
- Arrivo: Suin
- Pernottamento: Mont
Distanza:
- 34 km percorsi oggi
- 670 km dall'inizio del cammino
- 1742,3 km mancanti per concludere il cammino
ENGLISH VERSION
I
departed at 6 o'clock a.m. from Paray-le-Monial and I left the Vélo
that perhaps I will find again in the stretch from Cluny to Macon. It is
a good day with some clouds, but it isn't raining. I pass on a state
highway that is terrible because it has only one roadway with two lanes
and no space to walk on it. I had to be careful to stop, even when a
series of trucks passed because the blast was too strong. The landscape
was rather featureless. At about ten kilometers from Suin I asked a guy
around here if in Suin there was an hotel. The answer is negative and I
fall into a crisis. Where can I sleep? I am whacked and I don't like to
sleep outdoors with all the sacrifices that it involves. I am tired and
icky. The feet are all right, the left thigh hurts me a lot but I
noticed that after 15 km the pangs and the sense of burning on the skin
decrease. It starts to be a difference in altitude and it’s marked the
difference with the stretch of the Loira. There is some bourn, the green
is always the dominant color but something is missing. Perhaps the
track "a Vélo" misses, it made me calm to look around without the danger
of the traffic, but perhaps I didn’t understand what is changing. The
villages, as in the Normandy, haven’t a cafe or a restaurant. Perhaps
castles are missing! But there is something else. The road finally forks
and the one that I take is quiet enough. But there is nothing that I
can see all around.
A couple of buzzards, that are flying above, are observing me since two minutes . No, they are not vultures, they are really buzzards with the characteristic white plumage under the wings and they launch verses to each other. I try to participate to this “conversation”, but they must have misunderstand because they go away. What about trying to reach Cluny? 35 km up to Suin (it is pronounced "siuán") and 25 up to Cluny are 60 kilometers in total. And if I try? I see a building with a mason. I ask him: "How is the road for Cluny?" Answer: "it’s all in this way."
A couple of buzzards, that are flying above, are observing me since two minutes . No, they are not vultures, they are really buzzards with the characteristic white plumage under the wings and they launch verses to each other. I try to participate to this “conversation”, but they must have misunderstand because they go away. What about trying to reach Cluny? 35 km up to Suin (it is pronounced "siuán") and 25 up to Cluny are 60 kilometers in total. And if I try? I see a building with a mason. I ask him: "How is the road for Cluny?" Answer: "it’s all in this way."
And
step by step the breathlessness for the slopes, the braking with the
sticks for the descents because I have aching knees, the hunger in
disguise of the thirst and the big toe of the right foot that hurts
start; while all these feelings assume the control of the monotony
little by little, I arrive in a little village and one of the houses of
this village has a door plate with a bed drawn on it. I cross the little
path that turns around the house without thinking twice and I arrive in
front of an entry that I don't want to describe and you will understand
later the reason why. A lady welcomes me and asks me if I have the
sleeping bag. I say yes and she tells me: "thirteen euros." I am too
much tired to think. It is all right. She tells me to get away the
boots, she opens a little door that shows an unlikely staircase that
brings upstairs. There is an ample shower, a latrine and a little room
with sink, then there is a small corridor and the first room 3 × 3
meters with three bunk beds, the second one with two little beds that
remember me those ones that are used in the films about the second world
war, in which It’s used all that It’s found after the bombardment, and
the third one with a double bed of classical cubistic stamp. I decide,
obviously, to sleep in my sleeping bag without extraneous fleas. I go
downstairs immediately and I ask for some water. Mrs Andrew gives me a
beautiful water pitcher with ice and she asks me if I want to dine. If I
don't dine here, where could I? "It is all right." And I look for the
kitchen: 5 or 6 hanging flypapers full of flies. I immediately look in
another direction not to cancel the supper. At eight o'clock. I go down
punctually and the landlord tells me that he has Italian origins. His
grandfather went to France in the 30s and there he was born, Luigi
Mazzoleni. He never went to Italy. “Why?”, he makes me understand that
he feels good here. He greets me and Sofie comes from the kitchen.
Andrew had to depart, Luigi will dine at 22 and she, as neighbor, will
think about everything. She offers me an excellent and big salad and an
omelet with potatoes. As dessert a piece of apple pie that I hope not to
dream because I want to sleep serene. However good supper, good
company, good night.
I sassolini di oggi, venerdì 6 luglio 2012, sono per:
- Francesca
- Antonio
- Cristiano
- Alessandro
- Ugo
TECHNICAL NOTES
Stage:
- Number: 23
- Day: Friday July 6th 2012
- Departure: Paray-le-Monial
- Arrival: Suin
- Overnight stay: Mont
Distance:
- 34 km crossed today
- 670 km from the beginning of the path
- 1742,3 missing km to conclude the path
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